Appendice p.532

DEDICAZIONE DEL SANTUARIO-BASILICA
REGINA DEGLI APOSTOLI IN ROMA

 

Da una meditazione del servo di Dio Giacomo Alberione, sacerdote

(«Carissimi in San Paolo», pp. 1349-1350)

Il Santuario è il cuore di tutta la Famiglia Paolina

Maria non è solo la Regina in ogni casa; ma ne è la Mae­stra, sempre presente, sempre sollecita, sempre clementissima.
Risponde pienamente a tale pensiero quanto è stato pub­blicato: «La devozione paolina alla Regina degli Apostoli ha una parte larga e insostituibile nella formazione umana e apostolica di ogni membro. Il posto che la for­ma della pietà paolina assegna alla Vergine Santa è am­pio ed evidente».
Una delle prime sorprese per coloro che entrano in Con­gregazione è forse quella di dover iniziare e chiudere la giornata recitando cinquanta volte l’invocazione «Vergi­ne Maria, Madre di Gesù, fateci santi», recita che si svol­ge proprio durante le estreme operazioni del giorno, la levata e la messa a letto per il riposo. Identica meravi­glia suscita senza dubbio la frequente e varia invocazio­ne a Maria fatta da tutti ad alta voce nelle ore di « apostolato», tra il fragore dei macchinari. Altra cosa davve­ro interessante, dal punto di vista mariano, è il veder muoversi i gruppi dei giovani in file silenziose, da un lo­cale all’altro, tenendo in mano la corona e recitando il Rosario anche in questi minimi intervalli di tempo. Sono indici di una pietà mariana profondamente voluta, e che permea di sé la giornata paolina, creando un’atmosfera tipica in cui la devozione a Maria è sentita in una misura eccezionale.
La cosa ha un profondo valore teologico e una notevole efficacia pedagogica. Gesù Maestro ci è stato dato da Maria Vergine: ed è perciò solo in una atmosfera chiara­mente mariana che si otterrà quell’intimo contatto col Maestro Divino che è lo scopo fondamentale della nostra vita.
Realmente è stato inteso così quando è stata inculcata senza requie la devozione alla Vergine Santa. E il pensie­ro del Primo Maestro si è espresso ora in forma sensibi­lissima nel tempio alla Regina degli Apostoli in Roma, consacrato a conclusione dell’anno mariano. Questo Santuario, intitolato alla Regina degli Apostoli, sorge al centro delle case paoline e viene a costituire il cuore di tutta l’istituzione.
Le varie famiglie residenti a Roma vi si portano lungo tutta la giornata e anche nelle ore notturne, nella mera­vigliosa cripta, per il contatto con il Maestro vivente nel Tabernacolo. La realtà simpaticissima è questa: le fami­glie paoline vanno a ricevere Gesù nel Santuario, dal se­no della Vergine Madre.
Quel capolavoro architettonico che è il Santuario alla Regina degli Apostoli crea infatti uno splendido ambien­te mariano.
Il Tabernacolo dove siede il Maestro nasce su un altare da cui prende le mosse una solenne celebrazione artisti­ca della Vergine: da un lato è la comparsa dell’Immaco­lata, in contrasto col peccato d’origine; dall’altro lato Maria emerge dalla creazione, «primogenita ante omnem creaturam», quasi capolavoro del Creatore, qua­si fiore dell’universo: un bel fiore scolpito vicino alla Vergine sottolinea infatti questo pensiero. Dal fiore il frutto: nel Tabernacolo troviamo infatti il frutto del se­no della Vergine, Gesù, il formatore degli uomini.
Ora il compito della Vergine-Madre è quello di far nasce­re e formare gradualmente Gesù anche in tutti coloro che devono «rendersi conformi all’immagine del suo Fi­glio».
Maria ci sta dinnanzi come Madre e Maestra, per darci saggio meraviglioso di come si diventa veri «discepoli» di Cristo, e per guidarci a costruire la persona sulla for­ma del Verbo. Maria infatti è l’esemplare supremo del discepolato, come ci afferma chiaramente sant’Agostino: «Per Maria valse di più l’essere discepola di Cristo che non l’esserne Madre; fu per lei cosa più felice l’esserne discepola che Madre. Per questo Maria era beata, perché anche prima di dare alla luce, aveva portato nel suo seno il Maestro».
È un pensiero a cui san Bernardo darà ampio svolgimen­to, per guidarci a studiare le mirabili disposizioni della « discepola » perfetta dell’Altissimo.

 

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