Carissime Sorelle,
nel cuore della notte di lunedì 6 gennaio 2025, alle 00:40, nella comunità Divin Maestro in Fresno (California – USA) Gesù Maestro, come Sposo Divino ha chiamato definitivamente a sé la nostra sorella
SR. M. NATALIA – GIOVANNA DONOLA
nata il 23 febbraio 1925 a Brugine (Padova – Italia).
Il 25 febbraio, a due giorni dalla nascita, la piccola – primogenita di nove figli – è portata al Fonte battesimale nella Chiesa parrocchiale e riceve il nome di Giovanna. Lei stessa racconta il maturare della sua vocazione: «Son cresciuta in lavoro e preghiera. Quando iniziò la Se-conda Guerra Mondiale, il mio papà fu chiamato alle armi. Quando andai a confessarmi, il mio parroco mi domandò: “Ti piacerebbe farti suora?” Io risposi di SÌ, ma gli spiegai che mia mamma aveva bisogno di me perché c’erano cinque bambini più piccoli di me, e mio papà era in guerra. Ho continuato a pregare: “Se mio papà ritornerà dalla Guerra mi farò suora”. Mio papa ritornò e disse a mia mamma: “Lasciala andare con le suore”. Il mio parroco mi raccomandò di entrare tra le Pie Discepole che avevano l’Adorazione Eucaristica».
Il 22 ottobre 1943, diciottenne, entra nella comunità di Sacile (PN) dove le Pie Discepole prestavano il loro servizio di preghiera e carità presso la comunità della Società San Paolo. Nel gennaio 1944 viene mandata ad Alba (CN) per unirsi al gruppo delle giovani in prima formazione. Come di consuetudine in quel tempo il 24 marzo 1945 riveste l’abito religioso e l’anno successivo inizia il noviziato. Ma il 24 agosto 1946, per decreto della Congregazione dei Religiosi, con la soppressione della Congregazione, viene interrotto il noviziato delle Pie Discepole del Divin Maestro e le venti novizie devono lasciare Alba (CN) per unirsi alle novizie delle Figlie di San Paolo a Roma. «Questo fu un periodo di dolore e lacrime. Noi credemmo nelle parole del nostro Fondatore, Beato Giacomo Alberione: “Il Divino Maestro ha i suoi piani. Abbiate FEDE, SILENZIO e PREGHIERA”. Presto venne la Risurrezione! Facemmo la Professione religiosa il 24 maggio 1947».
Sempre in Casa Madre ad Alba (CN), il 21 giugno 1952 emette la Professione perpetua e riceve il mandato missionario per gli Stati Uniti d’America dove darà inizio ai laboratori dell’arte sacra. «All’inizio fu difficile, ma con la grazia di Dio ho perseverato. Provavo grande
gioia perché le statue di Gesù Bambino, della Madonna e degli Angeli entravano nelle famiglie. La fedeltà all’Eucaristia è sempre stata la mia forza spirituale assieme all’amore per la Congregazione e per l’apostolato, nonostante le mie debolezze e limiti. Ho lavorato nell’arte
sacra per 26 anni e al servizio sacerdotale per 11 anni, unitamente ad altri servizi».
Trascorre, dunque, tutta la sua vita negli Stati Uniti, in diverse comunità e città. Sempre gioiosamente fedele alla vocazione missionaria che non le risparmia sacrifici e pene, ma le dona la consolazione dell’apostolato: fare del bene, nelle famiglie, ai sacerdoti, ai fratelli Paolini, alle consorelle e ai benefattori e Amici del Divin Maestro.
La sua lunga vita è tratteggiata dalla docilità di un carattere timido e dolce, dall’intimità con Gesù Maestro, Via, Verità e Vita a cui ha dedicato tutta se stessa e da cui riceve consolazione e forza. La preghiera di adorazione quotidiana, che si va intensificando con il passare degli anni, è sempre ricca di intenzioni ecclesiali e sociali testimoniando la dimensione missionaria che la abita: prega per la santificazione dei sacerdoti, per i governanti, per la pace nelle famiglie e nel mondo, chiamando per nome situazioni particolari bisognose della presenza del Re della Pace, Gesù.
Le sorelle che hanno condiviso con lei il cammino della vita la ricordano così: «Posso solo immaginarla mentre lavora l’argilla cruda e crea qualcosa di bello. Si tratta di un apostolato molto arduo che richiede amore, concentrazione, forza e occhio per la bellezza. Di lei ricordo in particolare le sue mani: erano forti, non fini o delicate ma modellate, negli anni, dal lavoro. Era un’artista per lo più autodidatta e formata dal carisma e dalla gioia di produrre qualche statua che aiutasse le famiglie a pregare devotamente. Ricordo il suo sorriso, il suo comportamento umile e la sua memoria che, per grazia di Dio, ha conservato fino all’ultimo. Grata, beneaugurante e serena ha lasciato trasparire intorno a sé quella pace da cui era abitata e in cui era maturata nell’intimità eucaristica».
Si è spenta serenamente, pochi minuti dopo la mezzanotte, all’inizio del giorno della Manifestazione del Signore a tutti i popoli, giorno della luce che vince anche le tenebre della morte.
Così, come vergine evangelica, con la lampada accesa ha ascoltato il grido: «Ecco, arriva lo sposo, uscitegli incontro!» (cfr. Mt 25, 1-12) e, obbediente, si è alzata per entrare al Banchetto di Nozze dell’Agnello, nella Festa senza fine.
Intercedi per noi, cara sorella, il dono della fedeltà gioiosa e di un rinnovato spirito missionario che, sull’esempio del Beato Giacomo Alberione e di Madre Scolastica, non conosce confini.
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