Carissimi,
in questa seconda domenica dopo Natale, alle ore 2, «mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose», nel gruppo “San Paolo” della comunità “Divina Provvidenza” di Roma, è stata chiamata al premio eterno la nostra sorella
GUIDETTI ADELMA OLGA sr MARIA LORENZINA
nata a Baiso (Reggio Emilia) il 23 luglio 1919
Una sorella ultracentenaria che nel corso degli anni ha mantenuto intatta la vivacità di pensiero, l’interesse per gli altri, l’apertura all’amicizia, l’arguzia e la facilità di comunicazione. Ringraziamo
sr M. Lorenzina per il bene che ha diffuso tra noi negli oltre ottantadue anni di professione avendo emesso i primi voti il 10 febbraio 1939. E lasciamo a lei la parola perché, con la bravura della scrittrice, la passione della conferenziera e il linguaggio della giornalista, ci racconti ancora una volta la bellezza della sua vita paolina. Stralciamo dalle sue colorite testimonianze.
Una domanda semplice, spontanea, fecero alla mia mamma le due Figlie di San Paolo che visitavano le famiglie del mio paese per la diffusione della buona stampa. «Signora, quanti figli ha?». «Quattro», rispose la mamma. «Sto preparando alcune cosette per una delle mie bambine che va a Correggio (Reggio Emilia) a studiare da maestra». «Signora, le abbiano anche noi nella nostra Casa Madre di Alba le bambine che studiano da maestra». «Davvero!», soggiunse la mamma. «E quanto si paga da voi?». Si pagava meno che a Correggio… «Allora la mando da voi. Così me la tirate su bene e studia di più».
Il 17 gennaio 1931 entrai ad Alba, accompagnata dalla mamma. La mattina presto, ci avviammo verso piazza San Paolo spingendo con forza il portone del Tempio che domina la piazza. E qui ci si presentò una visione che non si può non raccontare. Una chiesa grande, piena di preti, alcuni nei banchi, altri celebravano all’altare maggiore e agli altari laterali, tanti chierici in abito talare, tanti ragazzi, molte suore in preghiera… La mamma ripartì prima di sera e io fui ammessa fra le studenti, gruppo “Immacolatine”. Avevo dodici anni.
Che cosa c’era ad Alba nel 1931? C’era nulla anche se c’era già tutto, in germe. C’era la Casa, il Tempio, la comunità, la preghiera, lo studio, la scuola, l’apostolato: tipografia, legatoria, libreria, spedizione, biblioteche circolanti. C’erano libri stampati e rilegati, in comune Società San Paolo e Figlie di San Paolo. C’erano le riviste, c’erano le prime Case filiali… Si sentivano gli incontenibili fremiti per le notizie che cominciavano a circolare e che davano per certo le partenze per il Brasile. Ad Alba ho vissuto gli anni della formazione. Un intreccio di preghiera, di studio, di scuola, di lavoro in tipografia-legatoria, di ricreazioni rumorose, festose, di partite a palla a volo…
In me, gradatamente e serenamente subentrava la voglia di fare quello che facevano le suore: annunciare il Vangelo, far conoscere Gesù, andare in missione in posti lontani. Quelle parole scritte a caratteri grandi su cartelloni appesi ovunque nella Casa: Gloria a Dio, pace agli uomini, non mi colpivano solo l’occhio, ma si facevano strada nel cuore.
Il Primo Maestro e la Prima Maestra Tecla erano il cuore, l’anima di tutto, la guida della Famiglia che si incamminava a passi decisi verso un futuro di santità e di grazia. Il mio primo incontro con la Prima Maestra Tecla avvenne nella primavera del 1935, ad Alba. Nella mia pupilla, ormai quasi spenta, è impressa la sua figura: bella, accogliente, gli occhi che non si dimenticano più…
Dopo la vestizione dell’abito religioso incominciarono per me le esperienze apostoliche. Il mio specifico campo di apostolato è stata la redazione. Ad essa intendevano principalmente preparare gli studi superiori di filosofia, teologia, scienze sacre, voluti e organizzati dal Primo Maestro e che io ebbi la fortuna di frequentare.
Alla fine degli studi, a conferma che essi erano finalizzati alla redazione, tutte dovevano presentare una prova scritta destinata alla stampa. Io preparai il libro Lettere scelte, di san Francesco di Sales. Mandai il manoscritto al Primo Maestro che lo rimandò con un biglietto di poche parole: «E ora non deporre più la penna». A dire il vero, la penna l’adoperai meno del previsto e la deposi per lunghi periodi.
Una iniziativa che mi occupò una decina d’anni e più, non a tempo pieno ma a cuore pieno, furono le “Feste del Vangelo”, le “Giornate del Vangelo”. In collaborazione con le sorelle delle Filiali, che si assumevano tutta la fatica dell’organizzazione, io ero presente con conferenze, incontri, riflessioni a gruppi differenziati nelle parrocchie e aggregazioni. Un’idea magnifica per annunciare Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Un’idea che desidererei oggi viva, attuale, aggiornata.
A Natale 1955 uscì il “numero zero” della rivista settimanale Così, edita dalle Figlie di San Paolo. Mesi prima il Primo Maestro mi aveva chiamata e mi aveva detto di pregare, di pensare, di prepararmi per iniziare una rivista per giovani. Io ne sarei stata la direttrice responsabile. Una storia inedita, interessante e lunga. Una riflessione: Così ha chiuso; la sua pubblicazione è finita ma rimane viva, attuale la visione del Fondatore. Egli le vede lì, le Figlie di San Paolo, nel cuore della comunicazione, nella dinamica aggiornata della pubblicazione.
Il racconto della mia vita paolina sarebbe sfocato, frammentario se non campeggiasse in tutto la figura della Prima Maestra Tecla, icona di bellezza e di bontà. Io non ho soltanto visto la Prima Maestra, non l’ho solo incontrata, ascoltata… Ho vissuto con lei quasi trent’anni: ad Alba, dal 1931 al 1936, e poi a Roma dal 1938 al 1962. Le ho voluto bene. E mi ha voluto bene. Tra i molti ricordi, qualche privilegio che mi riempie il cuore di gioia e di nostalgia. Ebbi l’inestimabile privilegio di accompagnare Maestra Tecla in due viaggi: in Inghilterra e in India. Ammirai l’affetto materno che dimostrava ad ogni sorella, la sollecitudine per il benessere della comunità, l’interessamento per le varie iniziative di apostolato e il modo concreto di inserirsi nelle diverse Chiese locali. Alimentava la speranza e riaccendeva l’entusiasmo ovunque andava. Il viaggio in India con Maestra Tecla ebbe proseguimenti non programmati. Infatti, quando nel 1962 lasciai la direzione di Così, lasciai anche Roma. La Prima Maestra, dandomi la notizia, mi disse: «Ti mando in un posto dove ho visto che ti vogliono bene. Ti mando in India, a Bombay».
Fu questo desiderio della Prima Maestra che mi portò nelle Filippine, in Borneo, in Giappone, in Corea. Indimenticabile, arricchente, dono e sorpresa la mia permanenza negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Australia. Ho visitato mondi nuovi, paesi sconosciuti, culture diverse. Ho conosciuto soprattutto tante Figlie di San Paolo, ho visto dove vivono, che cosa fanno, come si consegnano con fede, coraggio, entusiasmo alla causa del Vangelo.
Rientrata in Italia con un buon bagaglio di esperienze, le misi a confronto con il vissuto di due comunità delle quali sono stata superiora: Alba e Roma DP. Due comunità vivaci, complesse che, pur nelle difficoltà e nei problemi, sanno edificare, essere creative, tenere gli occhi aperti, mantenersi nell’atteggiamento di chi è pronto a protendersi in avanti.
La vita di sr M. Lorenzina rimarrà un’ispirazione per tutte noi e per le sorelle che ci seguiranno in questa bella avventura paolina. Rimarrà il suo esempio di redattrice, di superiora delegata molto amata nelle circoscrizioni della Gran Bretagna e dell’Australia, di delegata provinciale in Italia, di superiora di grandi e impegnative comunità. Rimarrà il suo dinamismo, la freschezza, l’entusiasmo che ha sempre rinnovato fino a quando, la semplice caduta di sei giorni fa, l’ha resa improvvisamente dipendente in tutto.
Nelle testimonianze che rilasciava con commozione ai vari gruppi in formazione, amava ricordare una conversazione con sr Filippina Busso nella quale, con gli occhi luminosi, la sua cara amica le confidava: «Che bella vita abbiamo fatto!». E sr Lorenzina concludeva: «Sì, anch’io ripeto… Che bella vita abbiamo fatto, in una mirabile Famiglia. Mirabile è farne parte!».
È la più bella eredità che sr M. Lorenzina ci lascia, ancora nella gioia del Natale mentre nell’assemblea dei santi, anche lei prende dimora (cfr. Sir 24,12).
Con affetto.
sr Anna Maria Parenzan
Roma, 2 gennaio 2022