Ad accogliere l’entrata processionale del cardinale Marcello Semeraro e del vescovo Marco Mellino, assieme a tutti i sacerdoti concelebranti, c’era non solo l’assemblea presente nel Santuario Regina Apostolorum, ma anche l’urna del Beato Giacomo Alberione, presente nella Chiesa dal 1° di Novembre, ai piedi del dipinto dedicato a Gesù Maestro.
Il card. Semeraro, durante l’omelia, ha ricordato San Paolo VI, colui che aveva descritto Don Alberione come colui che è «sempre intento a scrutare i segni dei tempi», e ha commentato: «Scrutare è riuscire a vedere ciò che a prima vista non appare, significa lungimiranza». Ha poi ricordato come il motto evangelico che il Beato Alberione ha fatto proprio, “Gesù Via Verità Vita”, è un invito a fare sintesi. A questo riguardo il cardinale ha citato un vescovo giapponese il quale diceva che alcuni sottolineano la “via” (Asia), altri la “verità” (Europa e Stati Uniti), altri la “vita” (Africa e America Latina); la sfida è di accogliere le sensibilità di tutti i continenti per raggiungere la pienezza di Cristo. Bisogna arrivare al “Cristo vive in me” (Gal 2,20), il grande insegnamento di san Paolo che il Beato Alberione ha fatto proprio e trasmesso alla sua Famiglia.
Il Superiore generale, alla fine della celebrazione, ha ringraziato il cardinale per aver presieduto la celebrazione del 50° anniversario della morte del Fondatore. Questo evento, ha detto, ha coinciso con la chiusura dell’Anno Biblico di Famiglia Paolina, il quale, a sua volta, ha messo in evidenza lo zelo apostolico del Beato Alberione, il suo desiderio di portare a tutti la Parola di Dio, zelo e desiderio che deve continuare a bruciare nei cuori dei suoi figli e figlie. Il Fondatore, ha ricordato don Valdir, deve diventare, oltre che il santo da pregare, anche il modello di vita da imitare, per diventare sempre più come Gesù, infatti santificarsi è cristificarsi. E si augurava, infine, che il Santuario, grazie alla presenza del Fondatore, possa diventare il centro di incontro degli operatori della comunicazione, affinché, nell’ascolto e nella preghiera, si lascino illuminare e guidare nell’arduo compito di lettura e interpretazione della realtà sociale e politica da questo apostolo della comunicazione.
La celebrazione si è conclusa con l’incensazione del corpo di Don Alberione e con il canto paolino che invita a guardare il futuro pieni di speranza: «Guarda le stelle del cielo, Alberione uomo di Dio… così sarà la tua famiglia», mentre molti fedeli si avvicinavano all’urna del Fondatore per una preghiera personale.