Dal 24 al 30 luglio si è svolta a Roma la Marcia sui passi di Paolo organizzata dall’Equipe di pastorale giovanile di Famiglia Paolina. Circa 70 tra adolescenti e giovani, provenienti da 12 Regioni d’Italia e dall’Albania, hanno accolto la proposta. È stata un’occasione preziosa per ciascuno di loro: un momento ricco di emozione, di riflessione, di preghiera, di amicizia, di condivisione e di festa.
Negli ultimi giorni, significativa è stata la presenza fraterna del Superiore generale don Valdir De Castro e dei rappresentati dei Governi provinciali delle cinque Congregazioni della Famiglia Paolina.
Abbiamo chiesto a Stefano Golinelli, un giovane partecipante, di raccontarci cosa ha significato “camminare sui passi di Paolo”.
«Camminare sui passi di Paolo significa accettare una proposta da un amico per un viaggio che non ti aspettavi e per cui non pensavi di partire fino alla fine. Giungere a Roma, il sudore che scende in un’afosa giornata di luglio, e cercare un luogo che non conosci. Salutare vecchi amici che ritrovi, stringere in abbracci nuovi compagni di pellegrinaggio e partire senza sapere di preciso dove andare con il solo desiderio di raggiungere quella meta segreta che porti nel cuore e di cui solo i riflessi sulla strada possono carpire qualche sillaba. Spogliarsi del peso della valigia e partire con un piccolo zaino: tutto il resto sarà la Provvidenza a portarlo.
Camminare sui passi di Paolo significa accettare di essere deboli e arrendersi al bisogno dei sorrisi, delle parole, degli sguardi degli altri per porre un passo dietro l’altro, sulle orme di un tamburo umano che rivela nei piedi i battiti del cuore. Significa morire a ciò che hai lasciato alle spalle e rinascere come il sole che ti accarezza all’alba, suggerendoti che la guerra della luce con le tenebre è lotta quotidiana. Significa anche riconoscere i propri errori e tornare sui propri passi con un cuore rinnovato. Ogni luogo trasuda un senso che ti interpella con una domanda. Il percorso si intreccia con la storia del primo papa, Simone, l’uomo di pietra, fragile come sabbia, che fugge dalle persecuzioni e, incontrando Gesù, gli chiede: “Domine, quo vadis?”. Quell’uomo che ha bisogno di riconoscere la sua fragilità senza l’amore del Signore, per lasciarsi trasformare nella roccia che sorregge la Chiesa.
E allora camminare sui passi di Paolo significa scendere nel buio degli scavi della Basilica di San Pietro, confrontarsi con la pietra che racchiude le ossa di quel primo credente, e abbandonarsi alla fede di quell’uomo che non si riteneva degno di morire in croce come il suo Maestro. Significa imparare a camminare a testa in giù e avere il coraggio di percorrere coi piedi i sentieri del cielo, quando le paure serpeggiano e sarebbe più facile lasciarsi cadere, senza rialzarsi.
Camminare sui passi di Paolo, significa entrare a San Paolo alla Regola, dove l’Apostolo delle genti rimase incatenato per lunghi mesi, lasciando che il suo amore trasformasse quell’ostacolo in un modo per diffondere il Vangelo, perché la parola di Dio non è incatenata. Significa lasciarsi trasformare dalla grazia che gettò a terra quel fariseo intransigente e con lui vedere un grande miracolo: l’uomo il cui unico amore era la Legge divenne l’uomo la cui unica legge era l’Amore. Quando trovi la perla preziosa, puoi lasciare tutto, anche la vita, perché possiedi tutto e tutto trasformi in vita, anche la morte, come l’Apostolo di Tarso che alle Tre Fontane perse la testa per il suo Signore. Nei tre punti dove il suo capo toccò il suolo, nacquero tre fonti, simbolo della vita nuova che ci è consegnata nel battesimo.
Camminare sui passi di Paolo significa andare a San Paolo Fuori le Mura sulla tomba del testimone, e vedere che la spada che dona la morte è la stessa spada della Parola di Dio, che ti grida: non arrenderti, continua, persevera, non sei solo, Io sono con te. E poi correre nella basilica della Regina degli Apostoli dove un figlio prediletto di Paolo, don Giacomo Alberione, riposa inquieto, perché anche ora dal cielo vuole essere tutto per il Vangelo e aspetta nuovi piedi, nuove mani, nuove bocche per annunciare la buona notizia che sei stato salvato. Qui la Mamma del cielo ti aspetta per ristorarti con il pane del pellegrino, che ti dà luce alla fine del viaggio, e ti rende ogni volta suo figlio, e fratello di quei piedi che ti hanno cantato una canzone di speranza, mentre percorrevi la Via che ti portava alla Verità della tua Vita».