Nelle prime ore del pomeriggio di domenica 3 gennaio 2016, giorno in cui in Brasile si è celebrata la solennità dell’Epifania, è tornato alla casa del Padre il nostro fratello sacerdote
DON SALVATORE VIRGILIO CIACCIO
88 anni di età, 74 di vita paolina, 68 di professione e 59 di sacerdozio
«Con il passar dei giorni la sua vita si è conformata a ciò che celebrava, Cristo morto e risorto, testimoniando che, dopotutto, questo è il senso della nostra chiamata ad essere Paolini». Con queste parole indirizzate al Superiore provinciale del Brasile in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Ciaccio, che sarebbe caduto il prossimo 5 gennaio, don Valdir José De Castro, Superiore generale della Società San Paolo, ricordava i suoi lunghi anni di malattia, dovuti all’inesorabile avanzamento del morbo di Alzheimer, che da oltre 10 anni gli ha progressivamente tolto le capacità motorie e cognitive, fino all’epilogo di ieri.
Salvatore nasce il 16 dicembre 1927 a Davoli (Catanzaro), figlio di Nicola e Rosa. Entra in Casa il 3 gennaio 1941 ad Alba, in piena guerra, e qui l’8 settembre 1947 emette la prima professione religiosa, che conferma in perpetuo cinque anni dopo. Viene ordinato diacono il 30 ottobre 1955 e presbitero il 5 gennaio 1956 per l’imposizione delle mani di mons. Luigi Traglia. In occasione di una lettera scritta al Primo Maestro nel 1945, l’anno prima di entrare in noviziato, egli confida di aver avuto la prima intuizione della sua chiamata a 9 anni, in occasione di una passeggiata con la madre lungo i campi di grano del suo paese in Calabria e di averle subito rivelato questo pio desiderio. Dopo l’ordinazione e fino alla fine del 1964 ad Alba si dedica alla formazione come Maestro degli aspiranti. Nel gennaio del 1965 viene trasferito dai Superiori in Brasile, destinato alla comunità della “Cidade Paulina”, dove vivrà fino all’ultima chiamata del Signore, avvenuta ieri.
In poco tempo don Salvatore giunge a dominare l’uso della lingua portoghese e comincia ad esercitare i suoi doni – già “scovati” dai suoi formatori negli anni giovanili – di scrittore brillante, non privo di vena poetica, che metterà a frutto soprattutto nella redazione del settimanale liturgico-catechetico O Domingo. Nel suo apostolato ha sempre chiara una cosa: «Procedendo dalla realtà, non dobbiamo correre il rischio di celebrare l’Eucaristia in modo disincarnato, volgendo le spalle ai fratelli sofferenti, spogliati dai loro diritti fondamentali, derubati della loro dignità di figli di Dio». Segue anche gli inizi del periodico O Domingo – Culto Dominical, che – chiariva in un editoriale – «è nato a beneficio delle comunità, che, per mancanza di sacerdoti, non possono radunarsi per celebrare l’Eucaristia», e del settimanale O Domingo das Crianças, «in appoggio alla liturgia, per preparare una celebrazione eucaristica adatta alla mentalità dei ragazzi». Scrive poi diversi libri e promuove la pubblicazione di testi e musiche per le colorite celebrazioni liturgiche di quel Paese, che sente di amare sempre più. Intelligente, pieno di spirito, simpatico, svolge, fra gli altri, anche gli incarichi di Maestro dei novizi, di Superiore della “Cidade Paolina” (1990-1996) e di Vicario provinciale (1992-1996).
Innumerevoli lettori di O Domingo in tutto il Brasile, insieme a tanti fratelli e sorelle della Famiglia Paolina, piangono oggi “Padre Virgilio”, nome con cui era conosciuto per la seguitissima rubrica settimanale, che ha curato fin dal 1973. Il suo intento apostolico, come ebbe modo di scrivere, era fondato su un «approccio alla realtà del momento, contestando tutto ciò che non è in sintonia con il Vangelo: ingiustizie, disuguaglianze, violenza, aborto, immoralità…». Sono gli anni del risveglio delle chiese latino-americane, degli appelli alla giustizia sociale che si alzano dalle riunioni del Consiglio episcopale latinoamericano di Medellin (1968) e Puebla (1979), della diffusione della teologia della liberazione, dell’esplodere del fenomeno delle comunità ecclesiali di base. E “Padre Virgilio” fornisce il suo contributo di colore tutto paolino.
Questo nostro fratello resterà come un grande dono di Dio alla Provincia paolina del Brasile e di tutta la Chiesa di quel Paese, come conferma questa testimonianza scritta di un lettore, sacerdote diocesano: «Caro Padre Virgilio, dalla mia infanzia, cioè dall’inizio degli anni Sessanta, fino ad oggi ho sempre letto e molto apprezzato tanti dei suoi commenti omiletici sulle pagine di O Domingo. Che Lei continui, quindi, la sua meravigliosa e ammirevole missione di fare il “Midrash” della Parola di Dio, rendendola come un “ponte” per la nostra contemporaneità, inserendola nella nostra attualità, come Lei sta facendo sempre in modo magistrale. Anche perché il “popolo di Dio” ha sempre fame e sete di questa Parola, rendendo necessaria l’esistenza di quelli che, come Lei, la porgono per essere servita sulla “Mensa”, così come è: meravigliosa, semplice, chiara, provocante, per essere ciò che, infatti, è: Parola che trasforma. Caro Padre Virgilio, prego perché Dio La conservi con questo dono peculiare, con il suo meraviglioso dono della parola!».
Nell’invocare la sua preghiera presso il Maestro Divino perché ci doni sante vocazioni, facciamo nostre le parole di congedo dei confratelli brasiliani: «Caro “Padre Virgilio”, caro fratello e indimenticabile comunicatore paolino, va a te ora la nostra eterna gratitudine! Noi rimaniamo in cammino, come scrivevi, “tra cecità e visione”. Ora che sei nella luce di Dio ti chiediamo di continuare a presentare quella tua invocazione: “Risplenda per noi un raggio della luce di Cristo, affinché possiamo camminare sempre nell’amore, nella giustizia e nella verità”».
Roma, 4 gennaio 2016
Don Stefano Stimamiglio
I funerali si svolgeranno lunedì 4 gennaio alle ore 14 (ora locale) presso la parrocchia paolina di Santo Inácio a São Paulo. La salma proseguirà quindi per il cimitero cittadino del Santíssimo Sacramento, dove sarà tumulata.
I Superiori di Circoscrizione informino le loro comunità per i suffragi prescritti (Cost. 65 e 65.1).