ieri sera, alle ore 22,30, nell’infermeria della Casa “Divina Provvidenza” di Alba, il Pastore buono ha chiamato nella sua dimora di gioia e di luce, la nostra sorella
ANCILOTTO IMELDA Sr MARIA ANGELICA
nata a Stigliano (Venezia) il 17 novembre 1926
Ottava figlia, di una numerosa famiglia veneta, entrò in congregazione nella casa di Roma il 17 novembre 1937, a undici anni di età. Com’era uso nel tempo, Angelica apprese subito l’arte della tipografia e si dedicò alla stampa dei diversi bollettini parrocchiali e di altri libri di cultura religiosa e di formazione. Era affascinata dalla parola del Fondatore: «Considerate la tipografia come la vostra sala d’insegnamento; la macchina come il pulpito; la carta, i caratteri, gli inchiostri come strumenti dati da Dio per esplicare le vostre attività…». Emise la prima professione a Roma, il 30 giugno 1946 e subito dopo venne inviata a Salerno per inserirsi nell’Agenzia San Paolo Film che stava muovendo i primi passi. La malattia bussò alla sua porta e, per circa due anni, dovette sostare nella casa di cura di Albano. Dal 1957, varie sono state le mansioni svolte in diverse città dell’Italia: librerista a Salerno, Bologna, Ferrara, Asti, Verona; incaricata dell’Ufficio catechistico nelle diocesi di Torino e Massa; superiora locale a Massa, Lodi, Bologna, Verona: le sorelle l’amavano per le sue doti di attenzione alle persone e di segretezza. Mentre era superiora a Massa, il 6 giugno 1963, Maestra Tecla le inviò uno dei suoi bigliettini, così amati e attesi: «Ora sto bene, ma non so ancora quando potrò venire a farvi visita. In spirito ci sono sai! Non mi sentite? Prego tanto per voi. Deo gratias che l’apostolato vada bene, più si diffonde e maggior bene si fa alle anime. Tu stai bene? Vedi di non strapazzarti troppo, i fastidi dalli al Signore, Lui ci pensa e provvede meglio di noi».
Sr Angelica è soprattutto ricordata per i quasi trent’anni nei quali ha accompagnato, come segretaria di produzione e amministratrice, la crescita del Centro editoriale di Milano contribuendo allo sviluppo di questa importante espressione apostolica. Aveva ben compreso che la redazione è l’essenza dell’apostolato paolino ed era profondamente convinta che anche nella silenziosa laboriosità del suo ufficio, faceva a tutti «la carità della verità».
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