vi comunichiamo che nel primo pomeriggio, nell’infermeria della casa “Divina Provvidenza” di Alba, il Signore ha chiamato a sé per partecipare al banchetto delle nozze eterne, la nostra sorella
D’ALBERTO OLIMPIA Sr. ANNABIANCA
nata a Feltre (Belluno) il 31 luglio 1921
Apparteneva a una famiglia profondamente religiosa e ricca di figli e di vocazioni. Sr. Annabianca era la tredicesima e ricordava spesso con gioia la sua bella e numerosa famiglia nella quale avevano maturato la vocazione religiosa le due sorelle, Sr. M. Vittoria e Sr. M. Seconda, che l’avevano preceduta in altri Istituti. Dalle sue montagne del Cadore, aveva ereditato la sobrietà, la gentilezza, la solidità della fede e un sorriso che penetrava diritto nei cuori delle persone che avvicinava. Il portamento era schivo, quasi timoroso di arrecare qualche disturbo.
Entrò in Congregazione il 28 ottobre 1942, nella casa di Alba, mentre in Italia infuriava la seconda guerra mondiale. Nonostante le difficoltà di comunicazione, nel 1944 poté raggiungere Bologna per esercitarsi nell’apostolato paolino e soprattutto nella diffusione capillare della “buona stampa”. Nel 1945 iniziò a Roma, il noviziato che concluse il 30 giugno 1946 con l’emissione dei primi voti. Subito dopo venne trasferita a Messina ma dopo pochi mesi, Maestra Tecla dovette condurla a Catanzaro costatando che l’aria della Sicilia, troppo diversa da quella delle montagne del bellunese, non era favorevole alla sua salute. E proprio per motivi di cura, venne accolta per qualche tempo nella casa di Albano, quand’era ancora in costruzione. Sr. Annabianca ricordando quel periodo scriveva con piena convinzione e commozione: “La Prima Maestra ha avuto molta cura di me”.
Nelle righe scarne dei suoi ricordi possiamo ancora leggere: “A Messina come a Catanzaro, la propaganda non rendeva molto, e di soldi ne correvano pochi, la gente ci regalava molto olio, specie a Catanzaro. Quando c’erano da portare soldi a Roma, la Prima Maestra mi aveva autorizzata a portarglieli. Così feci due o tre viaggetti da Catanzaro a Roma, portando i soldi in borsa e l’olio nascosto sotto le lunghe vesti, sui treni di allora”.